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PROTEZIONE CATODICA E GESTIONE DELLE RETI: PER SAPERNE DI PIÙ

A cura di Cristiano Fiameni, Direttore Tecnico Comitato Italiano Gas
Dall’intervento “Methane emissions: aggiornamenti normativi”
SMART GRID DAYS 2024, 18 – 19 Settembre 2024.

Quali sono le novità normative relative alle Methane Emissions che si sono concretizzate e che diventano operative?
Nella primavera del 2024 il Regolamento 2024/1787 sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia è arrivato all’approvazione prima del Parlamento, poi del Consiglio e infine alla pubblicazione in Gazzetta  il 15 luglio 2024, con entrata in vigore il 4 agosto 2024.

Questo Regolamento è un dispositivo che ha un impatto enorme: non comporta l’adeguamento nazionale, ma è superipre alla legge nazionale.

Tutta la filiera del gas è coperta, perché un Regolamento di dettaglio così importante tratta settori industriali molto diversi (basti pensare, ad esempio, al sistema di stoccaggio o di rigassificazione e a quanto sia completamente diverso da un sistema di distribuzione cittadino) e questo ci porta a prevedere alcuni elementi di difficoltà dal punto di vista applicativo, perché è difficile avere una regola unica che funzioni per tutte le situazioni.

Vediamo in dettaglio alcuni punti salienti per comprendere meglio lo stato delle cose.

L’applicazione del Regolamento sulle Methane Emissions

Il Regolamento 2024/1787 stabilisce le norme per misurare, quantificare, monitorare, comunicare e verificare con accuratezza le emissioni di metano nel settore dell’energia dell’Unione Europea, nonché per ridurle.

La riduzione può avvenire attraverso indagini di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite, obblighi di riparazione e restrizioni al rilascio e alla combustione in torcia. Il Regolamento stabilisce anche le norme sugli strumenti che garantiscono la trasparenza per quanto riguarda le emissioni di metano.
Il Regolamento si applica:

  • alla ricerca e alla coltivazione di petrolio e gas fossile, come pure alla raccolta e al trattamento del gas fossile;
  • al trasporto e alla distribuzione del gas naturale, eccetto i sistemi di misurazione presso i punti di consumo finale e le parti delle linee di servizio tra la rete di distribuzione e il sistema di misurazione ubicate nella proprietà dei clienti finali, nonché allo stoccaggio sotterraneo e alle operazioni nei terminali e negli impianti del GNL.
CIG per Automa gli aggiornamenti normativi sulle methane emissions

Si applica a tutta la filiera per quanto riguarda il settore della distribuzione, quindi alle condotte stradali su suolo pubblico, mentre i gruppi di misura presso il cliente finale sono esclusi.

Per quanto riguarda le derivazioni di utenza, ci sono delle criticità dal punto di vista applicativo, perché il Regolamento si applica agli allacciamenti che partono dall’organo di presa e fanno sia una parte interrata che una parte aerea fino al gruppo di misura. Dal confine di proprietà fino al misuratore sono esclusi, ma sul suolo pubblico sono compresi.

Se da una parte l’azienda deve sempre fare la ricerca delle fughe, dall’altra le attività di reporting, riparazione e quantificazione legate al Regolamento non si applicano.

Applicazioni: l’articolo 15

Per quanto riguarda l’articolo 15 – Restrizioni al rilascio e alla combustione in torcia, più note come Venting and Flaring, il Regolamento è rimasto strutturato come in precedenza: c’è un sostanziale divieto, salvo che per ragioni di emergenza o di sicurezza; tuttavia, si segnala che le condizioni economiche non sono considerate limitative.

Questo approccio può essere giusto in un ambiente industriale, ma in una rete cittadina la situazione si complica. Reiniettare il gas di una tubazione non è come prendere un gas da una tubazione di una rete di trasporto. Quindi, in questo caso, sarà opportuno mettere la massima attenzione sulla sicurezza e, in alcune attività routinarie, sarà necessario fare una combustione in torcia invece di un rilascio in atmosfera.

Le autorità competenti: nomine e criticità

Una o più autorità competenti devono essere nominate dallo Stato Membro a sei mesi dall’entrata in vigore del Regolamento (quindi entro il 5 febbraio 2025). L’autorità competente dovrà monitorare e garantire il rispetto del Regolamento, quindi riceverà tutti i dati e i report che poi deve valutare. In alcuni casi, può intervenire anche sui programmi di ispezione e può comminare delle sanzioni rispetto alla conformità o meno ai requisiti del Regolamento.

Per quanto riguarda i gestori invece, entro un anno devono presentare alle autorità competenti la relazione contenente la prima quantificazione delle emissioni. Quindi, per quanto riguarda le ispezioni, c’è un anno di tempo.

La situazione si complica, perché nell’Articolo 12 del Regolamento si parla di come tale attività di quantificazione debba essere svolta rispetto alle norme tecniche in corso di sviluppo e a quanto stabilito dall’Articolo 32, affermando poi che “Fino alla data di applicazione di tali norme o prescrizioni tecniche, i gestori e le imprese seguono le pratiche industriali più avanzate e utilizzano le migliori tecnologie disponibili per la misurazione e la quantificazione delle emissioni di metano”. Dopodiché si afferma che “i gestori e le imprese stabiliti nell’Unione possono utilizzare a tali fini gli ultimi documenti tecnici di orientamento dell’OGMP 2.0 approvati entro il 4 agosto 2024”: l’OGMP è una partnership internazionale considerata a supporto delle politiche dell’ONU, che già da anni si occupa di pratiche volontarie per la riduzione delle emissioni. Però non ci sono norme tecniche, e inoltre chi fa riferimento all’OGMP può usare solo ciò che è stato approvato prima dell’entrata in vigore del Regolamento. Questo purtroppo è un elemento che non aiuta a ridurre la confusione.

Le norme armonizzate: stesura e approvazione

Nel l’Articolo 32 del Regolamento, la Commissione chiede al CEN (Organizzazione Europea di Normazione) di lavorare per redigere norme armonizzate per:

  • la misurazione e la quantificazione delle emissioni di metano di cui all’articolo 12, paragrafo 5;
  • le indagini Leak Detection and Repair di cui all’articolo 14, paragrafo 1;
  • le apparecchiature necessarie, di cui all’articolo 15, paragrafi 3 e 5;
  • la quantificazione delle emissioni di metano di cui all’articolo 18, paragrafo 3; e
  • la misurazione e la quantificazione delle emissioni di metano di cui all’articolo 20, paragrafo 4, e all’articolo 25, paragrafo 2.

Una volta concluso il compito del CEM, la Commissione valuta se il progetto di norma che ha ricevuto è conforme o meno alla sua richiesta e, nel caso, le norme vengono pubblicate in Gazzetta. La Commissione però può adottare comunque atti delegati per stabilire ulteriori norme o parti di esse. La scadenza per la stesura di queste norme è la primavera 2027.

Quello che viene richiesto da Regolamento si rivolge a un settore industriale che non è pronto a tutti i livelli per far fronte alle richieste: alcuni livelli sono più avanzati e altri non lo sono per niente. Quindi, è necessario un periodo di adeguamento dal punto di vista tecnico per mettere in atto le specifiche tecniche, le pratiche industriali e le best practice necessarie.

Rilevamento e riparazione delle fuoriuscite: criticità (e spiragli positivi)

Entro il 5 maggio 2025 per i siti esistenti (ed entro 6 mesi dalla data di entrata in funzione per i nuovi siti) i gestori devono presentare alle autorità competenti un programma di rilevamento e riparazione delle fuoriuscite (programma LDAR).

Le tempistiche sono quindi un po’ strette, perché l’autorità deve essere nominata entro febbraio 2025, poi a maggio i gestori devono presentare il programma ed entro agosto devono aver fatto la prima ispezione.

Come funziona il rilevamento? Dopo aver fatto la ricerca delle fughe (al riguardo ci sono articoli e allegati che specificano esattamente il tipo di ricerca, le soglie, i limiti, eccetera), i gestori riparano o sostituiscono tutti i componenti in cui c’è un’emissione pari o superiore ai livelli specificati nel relativo allegato. Per comprendere meglio: nei casi peggiori possiamo trovarci a dei livelli che sono 500 o 1000 ppm, che è un valore bassissimo.

Una volta rilevate le fughe, la riparazione deve essere fatta immediatamente se possibile. Questo requisito si applica con più facilità a un settore industriale rispetto, ad esempio, alla rete del gas di una grande città. Il Regolamento afferma inoltre che “Se non può essere effettuata immediatamente dopo il rilevamento, la riparazione è oggetto di un nuovo tentativo il più presto possibile e comunque entro 5 giorni dal rilevamento ed è completata entro 30 giorni dal rilevamento”.

Ogni ritardo nella riparazione deve essere giustificato con un report, cosa che comporta un importante aggravio amministrativo, anche sproporzionato rispetto all’intervento operativo richiesto.

Il Regolamento lascia però un piccolo spiraglio nel caso in cui si dimostri che le perdite sono esigue e difficili da riparare, per cui l’attività continua di monitoraggio e riparazione potrebbe causare danni ambientali superiori al vantaggio della riparazione stessa. Pertanto, ci si affida anche al buon senso dell’attività, ma è una pratica difficile da applicare perché non esistono le regole, quindi dovremo attendere l’evoluzione nei prossimi mesi.

L’attività prenormativa Marcogaz

Markogaz, l’associazione internazionale no profit che rappresenta l’industria del gas europea, ha redatto dei documenti prenormativi sulle migliori tecniche da attuare per svolgere specifiche attività. I relativi documenti sono disponibili sul sito https://www.marcogaz.org e scaricabili liberamente: si tratta di una serie di 9 BATs (Best Available Tecniques) relativamente a “Venting and Flaring”.

Nel 2024 è stata realizzata la BAT 0, che è quella introduttiva, cioè “Introductory document to the Best Available Techniques to Reduce Methane Emissions from Venting and Flaring Activities in the Mid-downstream Gas Sector”.

Le successive BAT saranno:

  • BAT 1 – Reduce pressure before venting
  • BAT 2 – Mobile recompression
  • BAT 3 – Stationary recompression
  • BAT 4 – Flaring as replacement of venting
  • BAT 5 – High bleed continuous pneumatics mitigation
  • BAT 6 – Electrical or pneumatic air starters
  • BAT 7 – Use of nitrogen to purge LNG pipes
  • BAT 8 – LNG truck loading – dry coupling connectors
  • BAT 9 – Excess flow valves in new service lines

Inoltre è in corso l’elaborazione di una “Guidance for enhancing methane emission reduction and the application of the EU regulation on methane emission”.

A livello normativo, si sta concludendo un’attività che era iniziata alcuni anni fa sul progetto della quantificazione delle emissioni, con tre focus:

  1. Infrastruttura del gas (la parte di quantificazione e reporting), normata nell’Articolo 12 del Regolamento.
  2. Leak Detection and Repair, quindi come fare le indagini e i programmi di riparazione, Articolo 14.
  3. Infrastruttura del gas, ovvero, tutta la parte sulla venting and flaring, Articolo 15.

Come abbiamo visto, la parte tecnica di supporto agli articoli operativi del Regolamento è oggetto di progetti di norma in corso di elaborazione a livello CEM. I tempi non sono immediati, in quanto tali argomenti presentano due difficoltà: una oggettiva-tecnica, perché non è tutto già disponibile e consolidato, e una operativa, perché a livello europeo i Paesi sono molto diversi.

Il fatto di trovare un accordo su delle norme quando ci sono delle prassi operative o regolamenti nazionali variegati rende ancora più difficile la conclusione di un accordo.

La questione, quindi, è complicata, e ci sono parecchi esperti italiani che partecipano a queste attività cercando di dare il proprio contributo. Nei prossimi mesi ci saranno evoluzioni importanti che tutti gli operatori coinvolti dovranno tenere monitorate.

Il Comitato Italiano Gas, costituito nel 1953, ha la finalità di migliorare la sicurezza e l’efficienza nell’uso dei gas combustibili. Nel 1960 è entrato a far parte dell’UNI, l’ente nazionale italiano di normazione, diventando così l’organo ufficiale italiano per l’unificazione normativa nel settore dei gas combustibili.

In quanto associazione che comprende membri istituzionali e non, CIG copre con i suoi soci tutta la filiera, dall’import di gas fino a trasporto, distribuzione, stoccaggio, utilizzo, apparecchiature, dispositivi e installazioni. I breve, si occupa di tutto il percorso che va dall’immissione del gas al confine nazionale fino al bruciatore, per quanto riguarda l’utilizzo domestico o industriale, compresa l’evacuazione dei fumi.

Dal rapporto Global Methane Tracker 2024 pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), emergono dati sconfortanti: nel 2023 le emissioni di metano nel settore energetico sono salite di 3 milioni di tonnellate rispetto all’anno precedente. Questo ha portato il loro totale a 120 milioni di tonnellate.

Nonostante gli sforzi messi in atto dal comparto per ridurre le perdite, le emissioni di metano nel settore energetico rimangono comunque una sfida significativa. Limitare drasticamente queste perdite è essenziale non solo per migliorare l’efficienza delle reti energetiche, ma anche per contrastare l’emergenza climatica.

Il problema della sovrappressione

Una parte importante delle perdite di gas è legata alla sovrappressione negli impianti e nelle reti: questo termine si riferisce a una condizione in cui la pressione di esercizio all’interno delle reti di distribuzione del gas è spesso superiore ai livelli ottimali pur nel rispetto degli standard di sicurezza e gestione operativa per il corretto funzionamento, creando rischi per la sicurezza, l’ambiente e le infrastrutture stesse.

Le emissioni fuggitive, ossia il rilascio incontrollato di gas (come il metano) nell’ambiente, sono proporzionali alla pressione di esercizio, per cui una ottimizzazione e riduzione di quest’ultima porta a un’immediata riduzione delle emissioni.

Oltre a questo, la sovrappressione può accelerare il deterioramento delle tubazioni e dei componenti delle reti, aumentando il rischio di guasti strutturali e riducendo l’efficienza operativa complessiva.

Come è possibile ridurre le problematiche legate alla pressione delle reti del gas senza compromettere la fornitura? Una risposta concreta ed efficace viene dalla regolazione dinamica.

Cosa significa regolazione dinamica

La regolazione dinamica consente di adattare in tempo reale la pressione nelle reti di distribuzione del gas alla domanda effettiva. In pratica, il sistema che si basa sul principio di regolazione dinamica regola automaticamente la pressione in funzione delle variazioni di consumo:

  • Durante i periodi di bassa domanda (ad esempio durante la notte), la pressione viene ridotta per evitare sovrappressioni e minimizzare le perdite di gas.
  • Nei momenti di picco di consumo, la pressione viene aumentata per garantire che il flusso di gas sia adeguato alla domanda, sempre entro limiti sicuri.

In estrema sintesi, adottare una regolazione dinamica della pressione sulle reti significa:

1) diminuire esponenzialmente i volumi di gas persi

2) operare in modo più efficace la rete, sottoponendola anche a sollecitazioni minori, riducendo così anche la frequenza di guasti sul lungo periodo.

La regolazione dinamica avviene tramite tecnologia data-driven. Questa, infatti, consente di raccoglie dati in tempo reale che vengono poi analizzati con algoritmi intelligenti che calcolano le azioni correttive necessarie per mantenere la pressione a un valore ottimale. In caso di sistemi particolarmente complessi, il sistema è in grado di prevedere i cambiamenti nella domanda o nelle condizioni della rete sfruttando l’analisi predittiva e l’intelligenza artificiale

Un sistema di questo tipo deve quindi unire capacità di monitoraggio da un lato e capacità di controllo dall’altro.

La soluzione ideale deve integrare di conseguenza:

– funzionalità di Edge Computing, che permettono risposte più rapide e rendono il sistema più robusto ed affidabile.

Intelligenza Artificiale per la gestione dei big data, in grado di trovare un modello per classificare le informazioni, prendere decisioni o prevedere l’andamento futuro degli eventi.

Cybersecurity, fondamentale per la protezione dei dati di questo tipo.

– Capacità di ridurre le inefficienze legate alle variazioni di domanda e offerta di gas, per assicurare la continuità del servizio.

Con queste caratteristiche, il sistema risulta in grado di stimare il fabbisogno richiesto dalle utenze in ogni ciclo di esecuzione, e di correggere quando necessario i parametri di gestione della rete per mantenere la pressione al minimo nelle ore in cui la domanda è minore e aumentarla quando aumenta anche la richiesta degli utenti.

Il risultato? Una compensazione ottimale che limita le fughe e assicura al tempo stesso una gestione efficiente della rete.

La soluzione Automa: la tecnologia GOLEM

La tecnologia GOLEM di AUTOMA, sviluppata per controllare dinamicamente i regolatori, regola anche la pressione su richiesta al fine di ridurre le emissioni e ottimizzare le portate.

Semplificando al massimo, possiamo dire che GOLEM trasforma qualsiasi regolatore di pressione esistente in un elemento che può essere controllato da remoto. In questo modo è possibile controllare a distanza la pressione del gas in base a un valore desiderato, sia esso una misura che viene da fondo rete o una misura locale nel GRF.

Il sistema permette ad esempio di impostare profili giornalieri di pressione, ovvero di inseguire delle portate o delle pressioni target. Grazie alle protezioni integrate, come i limiti meccanici e le riserve di energia, GOLEM assicura un funzionamento continuo e affidabile.

GOLEM, inoltre, si caratterizza per la capacità di rendere dinamica e automatica la regolazione della pressione del gas senza richiedere modifiche sostanziali agli impianti esistenti, integrandosi con facilità su valvole già presenti, sia ad azione diretta che pilotata. Un altro vantaggio rilevante è che GOLEM non richiede l’utilizzo del venting, un aspetto di rilievo specialmente dopo che il nuovo Regolamento europeo sulle emissioni ne ha vietato l’uso nei processi industriali.

A differenza di altre soluzioni simili presenti sul mercato, l’applicazione di GOLEM non è limitata al controllo remoto del gas nelle reti di distribuzione di gas naturale: infatti, è stato progettato per gestire anche l’iniezione di biometano all’interno delle reti del gas naturale, affrontando così la crescente necessità di integrare fonti rinnovabili nelle reti di distribuzione.

AUTOMA sviluppa soluzioni hardware e software peril monitoraggio e il controllo remoto delle reti di trasporto e distribuzione del gas, funzionali alla loro gestione operativa

Siamo nati nel 1987 in Italia, e oggi oltre 50.000 dispositivi Automa sono installati in più di 40 Paesi nel mondo.

Vuoi essere certo di regolare in modo sicuro ed efficiente la pressione delle reti gas?

Contatta il nostro team senza impegno e ti diremo cosa possiamo fare per farti limitare le perdite e mantenere sempre un adeguato livello di servizio.

Mantenere sotto controllo l’integrità delle condotte di gas, petrolio e acqua è per molti versi una sfida. Quando le infrastrutture sono collocate in aree remote e difficilmente raggiungibili, o urbane ma particolarmente congestionate, solo un sistema di monitoraggio remoto può consentire di fare delle valutazioni realistiche sul loro stato di salute e di intervenire tempestivamente in caso di necessità.

E se l’area in cui si trovano le condotte è interessata da correnti vaganti, la sfida si fa ancora più complessa, rendendo imprescindibile dotarsi di un sistema efficiente di monitoraggio remoto della protezione catodica.

Il giusto sistema di monitoraggio remoto della protezione catodica può però permetterti di lavorare con più precisione e serenità. Ecco quali sono i suoi vantaggi.

1) Puoi effettuare misurazioni ogni secondo

Un sistema di monitoraggio remoto performante dà la possibilità di effettuare un’indagine di estremo dettaglio della protezione catodica: rende possibile infatti ottenere misure ogni secondo durante l’intera giornata, ogni giorno.

In questo modo si ottengono informazioni che le misure manuali in campo effettuate puntualmente non potrebbero cogliere.

2) Puoi individuare con precisione l’anomalia che si è verificata

L’analisi dei dati raccolti dal sistema di monitoraggio consente di risalire al “problema” che ha interessato l’infrastruttura.

Ad esempio, le misure ottenute possono suggerire che l’alimentatore di protezione catodica non è attivo o che la resistenza dell’anodo a corrente impressa è aumentata, o anche che si è verificato un danno al drenaggio unidirezionale, che non è in grado di interrompere il flusso di corrente drenata quando questa inverte la propria direzione.

Una volta individuata l’anomalia, intervenire per risolverla è molto più semplice e veloce: si possono programmare i tempi di intervento e anche, se necessario, valutare come ripianificare la manutenzione periodica.

3) Puoi ovviare ai problemi derivanti dalle correnti vaganti

In aree con correnti interferenti variabili nel tempo, le misure effettuate in loco per un breve periodo (da pochi minuti a poche ore) possono avere difficoltà a cogliere le condizioni di “fuori protezione”.

Il monitoraggio remoto invece, attraverso una misura giornaliera al secondo durante le 24 ore, offre una reale possibilità di valutare correttamente gli effetti delle correnti interferenti.

Inoltre, nelle aree interessate da correnti vaganti, il monitoraggio di più segnali alla volta (potenziale On DC e AC, potenziale IR-free) diventa fondamentale per verificare il rispetto delle soglie indicate dalle norme e per controllare l’efficienza di tutti i dispositivi installati in modo da ridurre gli effetti delle interferenze (disaccoppiatori DC e AC, drenaggi, ecc.).

Per misurare il potenziale IR-free si può ad esempio misurare l’Eoff su un coupon. Per portare a zero la componente IR e quindi considerare l’Eoff una corretta approssimazione del potenziale IR-free, il coupon deve essere scelto con forma, dimensioni, tipo e materiale appropriati e installato correttamente rispetto all’elettrodo di riferimento e al tubo. La scelta migliore per effettuare correttamente la misura è un dispositivo con un interruttore allo stato solido integrato, per gestire la connessione tra il tubo e il coupon.

Disporre di una tecnologia di monitoraggio remoto della protezione catodica consente di visualizzare in dettaglio dati diversi, di analizzare automaticamente le misure giornaliere e di creare degli allarmi per le anomalie. Più la tecnologia è evoluta, più saranno completi i dati che fornisce e più sarà possibile ottimizzare le attività di gestione del sistema di protezione catodica, limitando i sopralluoghi sul posto solo a quelli realmente necessari.

I dispositivi Automa ad esempio registrano 86.400 campioni di dati per ciascun canale ogni giorno (1 misura al secondo). Poi inviano al software WebProCat un rapporto statistico giornaliero e, se dal rapporto giornaliero emerge un problema, per identificane l’origine è possibile richiedere al software il registro completo dei dati (ad esempio interferenze CA, correnti vaganti, correnti telluriche, guasti all’alimentatore, ecc.).

Il software WebProCat by Automa è stato progettato specificamente per l’analisi della protezione catodica, come i dispositivi di monitoraggio remoto alimentati a batteria con tecnologie a consumo ultra-ridotto, che garantiscono un minimo di 48 mesi di funzionamento ininterrotto sul campo.

La nostra azienda è oggi leader nella progettazione e produzione di soluzioni harware e software innovative e Made in Italy per il monitoraggio e controllo remoto in ambito Oil, Gas e Water.

Al momento, oltre 50.000 dispositivi Automa sono installati in circa 40 Paesi.

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Quali sono le variabili da tenere in considerazione per valutare l’efficienza di un sistema di protezione catodica delle reti? Sicuramente ce ne sono di diverso tipo e tutte sono importanti. Ma è altrettanto importante assicurare un monitoraggio efficace del sistema, oppure eventuali malfunzionamenti potrebbero non essere comunicati in tempo utile per venire risolti senza problemi.

Ci sono tre elementi a cui è essenziale prestare attenzione se si vuole essere certi di avere un sistema di monitoraggio e controllo remoto della protezione catodica che consenta di valutare con precisione lo stato di salute delle pipeline e di proteggerlo con efficacia.

1) Flessibilità

La piena adattabilità a diverse situazione ed esigenze è un requisito essenziale per valutare l’efficienza di un sistema di monitoraggio della protezione catodica.

Le opzioni di connettività offerte devono essere complete: un sistema efficiente deve supportare non solo una comunicazione mobile, ma anche una comunicazione cablata e una comunicazione satellitare per agire anche nelle aree con scarsa copertura, e deve garantire l’accesso ai dati e la loro gestione in totale sicurezza, oltre che con la massima semplicità e velocità. Essenziale per mantenere una comunicazione fluida è anche l’integrazione con i sistemi informativi preesistenti, come ERP o GIS.

I migliori dispositivi di monitoraggio, inoltre, offrono canali aggiuntivi per misurare i tassi di corrosione utilizzando le sonde ER standard, fornendo funzionalità complete di monitoraggio della corrosione. E le soluzioni di monitoraggio della protezione catodica più performanti possono essere dotate di vari accessori come interruttori ON-OFF sincronizzati, box solari e interfacce per il controllo remoto degli alimentatori, che migliorano ulteriormente le capacità e la flessibilità del sistema. 

2) Manutenzione

Un sistema di monitoraggio della protezione catodica di ultima generazione consente di rendere più performante e puntuale anche la sua manutenzione

Un esempio di tecnologia innovativa in questo senso è il Digital Twin, una rappresentazione digitale della struttura da proteggere: grazie a questa riproduzione virtuale e aggiornata in tempo reale dell’infrastruttura fisica, è possibile effettuare il monitoraggio continuo e la simulazione delle prestazioni della condotta, dell’integrità strutturale e dei parametri operativi. 

Integrando dati di monitoraggio remoto, previsioni meteorologiche e altre informazioni rilevanti, si possono avere indicazioni su potenziali problemi che minacciano la struttura, consentendo così una manutenzione predittiva e un’ottimizzazione operativa. 

L’analisi migliorata dei dati raccolti consente di identificare le deviazioni dai modelli previsti, segnalando le condizioni di errore prima che diventino critiche.

Inoltre, la raccolta continua di dati e il loro utilizzo per addestrare gli algoritmi consentono il riconoscimento precoce di anomalie o potenziali problemi. Ciò consente di pianificare le attività di manutenzione in modo più efficace.

E questo si traduce in vantaggi importanti, come: 

  • ridurre al minimo i tempi di inattività
  • ottimizzare l’allocazione delle risorse per la manutenzione
  • migliorare la sicurezza e l’affidabilità complessive della struttura monitorata.

3) Alimentazione

Una delle sfide più grandi della protezione catodica è quella di mantenere il sistema di monitoraggio in una condizione di efficienza continua. Questo si traduce non solo nella necessità di non interrompere la raccolta e la trasmissione dei dati per ricevere in tempo reale eventuali segnali d’allarme, ma anche nell’esigenza di garantire prestazioni ottimali di raccolta dei dati anche nel caso in cui ci sia un’interruzione dell’alimentazione esterna.

Ci sono soluzioni che consentono di non interrompere il funzionamento sul campo dei dispositivi anche in caso di assenza di alimentazione, garantendo un’operatività ininterrotta sul campo in assenza di energia elettrica. È quello che assicura G4C-PRO di Automa, un dispositivo di monitoraggio remoto della protezione catodica con tecnologia a ultra-basso consumo che garantisce un minimo di 48 mesi di funzionamento ininterrotto sul campo con il pacco batteria integrato.

Inoltre, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse, un notevole vantaggio per l’efficacia della protezione catodica viene anche dall’utilizzo dell’Edge-computing, ovvero la capacità dei dispositivi di elaborare localmente le informazioni raccolte dal campo per garantire un primo livello di intelligenza locale che permetta di svolgere azioni autonome anche in assenza temporanea del canale di comunicazione remoto.

In questo modo, si può ottimizzare l’invio dei dati e far sì che il dispositivo trasmetta solo le informazioni significative, con un impatto sulla quantità di energia utilizzata per la comunicazione.

Le soluzioni Automa per il monitoraggio remoto della protezione catodica si basano su innovative tecnologie a consumo ultra ridotto proprio per assicurare una comunicazione continua ed efficiente. I nostri dispositivi alimentati a batteria interna assicurano autonomie minime di quattro anni anche in caso di condizioni di comunicazione avversa

Mentre in condizioni di segnale ottimali la durata della batteria al litio del nostro G4C-PRO può arrivare senza problemi a cinque anni. Inoltre, il G4C-PRO può anche essere alimentato da un piccolo pannello solare integrato con batteria di backup, con tempi di sostituzione di 10-12 anni.

In Automa sviluppiamo soluzioni hardware e software per il monitoraggio e il controllo remoto dell’integrità delle condotte, in particolare per la protezione catodica e per la gestione operativa delle reti in ambito Oil, Gas e Water. La nostra azienda è nata nel 1987 in Italia, e oggi oltre 50.000 dispositivi Automa made in Italy sono installati in più di 40 Paesi nel mondo.

Vuoi essere certo che il tuo sistema di monitoraggio ti garantisca una protezione catodica davvero efficace e monitori con la massima efficienza l’integrità delle condutture? 

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Garantire l’integrità delle condotte (e di conseguenza la loro sicurezza) ha un prezzo, come ogni lavoro. Ma è possibile contenere i costi operativi e assicurare allo stesso tempo un monitoraggio estremamente efficiente delle infrastrutture e delle condutture?

Fortunatamente la risposta è sì. A patto però di dotarsi di tecnologie ad alte performance e progettate specificamente per controllare l’efficacia del proprio sistema di protezione catodica.

Attività in loco o monitoraggio remoto

La verifica della funzionalità degli impianti di protezione catodica in base ai criteri delineati nella norma ISO 15589-1 tradizionalmente prevede l’attuazione di procedure in loco, che richiedono agli operatori di recarsi alle stazioni.

Nel caso delle infrastrutture di trasporto e distribuzione di Water, Oil&Gas, i punti misura possono trovarsi in aree remote, cosa che comporta un insieme di rischi non trascurabili per il personale incaricato delle ispezioni fisiche: oltre all’eventualità che si verifichino incidenti durante gli spostamenti, va tenuto in conto anche il possibile burnout degli operatori chiamati a frequenti viaggi impegnativi verso luoghi difficili da raggiungere. Dal punto di vista tecnico, purtroppo c’è anche sempre il rischio che gli impianti di protezione catodica si guastino subito dopo l’ispezione in loco, richiedendo un nuovo intervento.

Le verifiche eseguite di persona dagli operatori hanno un costo importante, che lievita se devono essere ripetute più volte. E non possono essere compiute quotidianamente.

Al contrario, l’impiego di dispositivi di monitoraggio remoto consente di effettuare controlli giornalieri su tutti gli impianti di protezione catodica e di ricevere prontamente allarmi in tempo reale in caso di guasti, in modo da ottimizzare gli interventi in loco e di conseguenza di ridurre i loro costi.

Una verifica più precisa dell’efficacia della protezione catodica a un costo inferiore

Le valutazioni dettagliate dell’efficacia della protezione catodica richiedono misurazioni di potenziale off, preferibilmente in tutti i punti di misura. Nei casi in cui le misurazioni di potenziale off sul tubo non siano significative, come in aree con correnti vaganti, le misurazioni di potenziale off possono essere eseguite su sonde di test esterne o coupon.

Normalmente, queste valutazioni vengono effettuate tramite attività in loco. Tuttavia, a causa della breve durata delle misurazioni (l’intervento sul posto può durare da qualche decina di minuti a poche ore) i tecnici possono avere difficoltà a identificare potenziali problemi e possibili condizioni di fuori protezione, particolarmente in aree con correnti vaganti significative.

Per ovviare a questi problemi, è necessario un approccio di monitoraggio più completo.

Il monitoraggio remoto offre una soluzione permettendo misurazioni giornaliere con campionamento ad alta frequenza: si possono infatti acquisire dati a un ritmo di una misurazione al secondo durante tutto il giorno. Questo monitoraggio continuo fornisce ampie opportunità per valutare efficacemente l’impatto delle correnti vaganti sulle strutture. Inoltre, facilita l’implementazione di misurazioni instant-off continue su coupon e punti di misura selezionati, consentendo valutazioni dettagliate giornaliere.

Ma non è tutto: utilizzando la tecnologia di monitoraggio remoto e avendo di conseguenza aggiornamenti giornalieri sullo stato di tutti gli impianti è possibile un’ottimizzazione dell’approccio alla manutenzione. Infatti, grazie a questa tecnologia si possono eseguire controlli in loco ogni tre anni, principalmente per un’ispezione visiva del punto di misura.

Monitoraggio remoto e consumi

Perché le tecnologie di monitoraggio remoto delle infrastrutture di trasporto Water, Oil&Gas siano in grado di ridurre l’esigenza di un intervento umano in loco ai soli casi essenziali, è ovviamente necessario che si tratti di tecnologie affidabili e in grado di mantenere una costante comunicazione dei dati che raccolgono.

Per questo Automa ha progettato e realizzato G4C-PRO: uninnovativo dispositivo di monitoraggio remoto della protezione catodica basato su una tecnologia a ultra-basso consumo. È un data logger compatto racchiuso in un piccolo alloggiamento, con dimensioni molto ridotte per adattarsi ai punti di misura più comuni a livello mondiale. Anche in assenza di energia elettrica, G4C-PRO assicura un minimo di 30 giorni di funzionamento ininterrotto sul campo, grazie ad una batteria di backup integrata con un tempo di vita superiore ai 10 anni.

Ridurre i costi operativi del sistema di controllo della protezione catodica delle reti è possibile con le soluzioni Automa, che permettono di monitorare da remoto le infrastrutture in modo preciso, puntuale e costante.

Vuoi vedere in prima persona come funzionano le soluzioni Automa e quanto sono semplici da utilizzare? Chiedici una demo gratuita senza impegno!

Siamo tutti ben consapevoli del ruolo critico che la protezione catodica svolge nel garantire un lungo ciclo di vita delle condutture e l’integrità delle condotte, mitigando rischi come guasti strutturali, esplosioni o contaminazione ambientale dovuti a fenomeni corrosivi.

Pertanto, è molto importante assicurarsi che il sistema di protezione catodica applicato alle strutture funzioni in modo efficace e affidabile. Il fatto che spesso queste infrastrutture si trovino in aree remote può complicare le operazioni di monitoraggio e controllo, a meno che non ci si doti di sistemi altamente performanti.

Come puoi valutare se stai ricevendo tutte le informazioni effettivamente necessarie per assicurarti che le tue condutture stanno lavorando con la massima efficienza?

Ecco alcune domande che dovresti porti, e le risposte che dovresti darti per lavorare in serenità.

1) Puoi verificare le funzionalità del tuo sistema di protezione catodica?

In base alla norma ISO 15589-1, che delinea i criteri per valutare se il sistema di protezione catodica applicato a una struttura funzioni correttamente, dovresti eseguire la verifica della funzionalità di tutte le attrezzature, come: stazioni di corrente impressa, stazioni di drenaggio unidirezionali, connessioni con strutture esterne (sia per bonding diretto che resistivo), dispositivi di disaccoppiamento AC e DC, anodi galvanici e punti di misura. Per ognuna di queste attrezzature sono definiti gli intervalli di tempo massimi tra un’ispezione e l’altra, che sono diversi a seconda del dispositivo.

Una verifica eseguita in loco, oltre a richiedere spostamenti frequenti e impegnativi, non ti mette al riparo dal rischio che un dispositivo si guasti subito dopo l’ispezione, costringendoti a tornare sul posto. Tutto questo si può evitare con il monitoraggio remoto, a patto però che il tuo sistema sia in grado di darti in tempo reale tutti i dati relativi alle performance delle diverse attrezzature, aiutandoti anche a gestire la manutenzione in modo più efficiente.

2) Puoi effettuare misurazioni precise e puntuali del potenziale ON e del potenziale OFF su tutti i punti di misura?

Sempre in conformità alla norma ISO 15589-1, la verifica dell’efficacia della protezione catodica può essere effettuata a due livelli: la valutazione generale si basa principalmente su misurazioni del potenziale ON su tutti i punti misura o solo su quelli rappresentativi, mentre la valutazione di dettaglio richiede anche misurazioni del potenziale OFF, preferibilmente su tutti i punti di misura.

A causa della breve durata delle misurazioni in loco (che varia da minuti a ore) i tecnici però possono avere difficoltà a identificare potenziali problemi e possibili condizioni di non protezione, particolarmente in aree con correnti vaganti significative. Per questo le misurazioni possono essere eseguite su sonde di test esterne o coupon.

3) Il tuo sistema di misurazione è adeguato all’effetto di correnti vaganti elevate?

In caso di correnti vaganti elevate, l’analisi del potenziale Eon può non essere sufficiente perché fornisce informazioni incomplete o talvolta fuorvianti.

Pertanto, diventa necessario misurare il potenziale IR-free, ad esempio misurando l’Eoff su un coupon, che deve essere di tipologie specifiche e realizzato con forma, dimensioni e materiale appropriati, nonché installato correttamente rispetto all’elettrodo di riferimento e al tubo.

Solo in queste condizioni, infatti, la misura Eoff sul coupon può portare a zero la componente IR e quindi è possibile considerare l’Eoff una corretta approssimazione del potenziale IR-free.

La scelta migliore per le misure sul coupon è un dispositivo di monitoraggio con un interruttore a stato solido integrato per gestire la comunicazione remota.

4) I punti di misura sono stati selezionati per garantire la miglior copertura del monitoraggio?

Se la distribuzione dei punti di misura non è stata fatta tenendo in considerazione le specificità della struttura, il sistema di monitoraggio potrebbe non performare al meglio nella rilevazione dei guasti e nella verifica dell’efficacia della protezione catodica.

I punti di misura selezionati per il monitoraggio possono essere di diverso tipo:

  • punti ai confini del sistema di protezione catodica, ad esempio in corrispondenza dei giunti di isolamento
  • punti in cui sono stati misurati i potenziali meno negativi durante la messa in servizio
  • punti critici o considerati rappresentativi del sistema di protezione catodica
  • punti associati a strutture estranee, in modo da poter rilevare eventuali cambiamenti.

Un sistema di monitoraggio che prenda dati da punti di misura inadeguati non è in grado di darti tutte le informazioni che ti servono per assicurarti una protezione catodica efficace della struttura.

5) Cosa succede al tuo sistema di monitoraggio in caso di alimentazione assente?

Rischiare di rimanere senza dati può essere molto pericoloso quando si parla di condutture e condotte. Quindi è essenziale che il tuo sistema ti trasmetta in tempo reale segnali d’allarme in caso di mancanza di alimentazione esterna degli alimentatori.

Ma ovviamente ricevere l’avviso non basta. Per questo è fondamentale dotarsi di dispositivi in grado di garantire performance ottimali per lunghi periodi anche nel caso di interruzione dell’alimentazione esterna, calcolando anche che raggiungerli per l’eventuale sostituzione delle batterie potrebbe richiedere tempi lunghi, nei quali la struttura sarebbe di fatto non monitorata.

Meglio quindi selezionare una soluzione con tecnologia a ultra-basso consumo. G4C-PRO di Automa, ad esempio, è un dispositivo di monitoraggio remoto della protezione catodica che garantisce un minimo di 30 giorni di funzionamento ininterrotto sul campo, anche in assenza di energia elettrica, grazie a una batteria di backup ricaricabile integrata con un tempo di vita superiore ai 10 anni.

6) Ogni quanto devi sostituire le batterie in campo?

Oggi esistono soluzioni altamente performanti a livello di consumi. In Automa siamo esperti di tecnologie a basso consumo, tanto è vero che i nostri dispositivi alimentati a batteria interna hanno autonomie minime di quattro anni anche in caso di condizioni di comunicazione avversa. In condizioni di segnale ottimali, la durata della batteria al litio del nostro G4C-PRO può estendersi addirittura fino a cinque anni senza problemi. E G4C-PRO può anche essere alimentato da un piccolo pannello solare integrato con batteria di backup, con tempi di sostituzione di 10-12 anni.

Nata nel 1987 in Italia, la nostra azienda negli anni si è affermata come leader nella progettazione e produzione di tecnologie innovative Made in Italy per il monitoraggio e controllo remoto in ambito Oil, Gas e Water.

Sviluppiamo soluzioni hardware e software per il monitoraggio e il controllo remoto dell’integrità delle condotte, in particolare per la protezione catodica e per l’operation delle reti.

Al momento, oltre 50.000 dispositivi Automa sono installati in circa 40 Paesi.

Vuoi sapere se il tuo sistema di monitoraggio attuale ti garantisce davvero una protezione catodica efficace e monitora in modo efficiente l’integrità delle condutture?

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